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Scheda

Museo Preistorico e Paleontologico – Sant’Anna d’Alfaedo

Piazza Dalla Bona – 37020 Sant’Anna d’Alfaedo (VR)
Tel. 045 7532121 – Fax 045 7532121
Presentazione


Il primo piano del Museo di Sant’Anna d’Alfaedo, che trova sede presso un moderno edificio in pietra, ospita un’importante collezione di testimonianze archeologiche rinvenute nell’area della Lessinia occidentale. La sezione preistorica completa l’esposizione paleontologica al pianterreno, dedicata in particolar modo alla pietra di Prun e ai grandi vertebrati marini fossili. Il museo fa parte del Parco Naturale Regionale della Lessinia, gestito dalla locale Comunità Montana, ed è in rete con altri musei e aree protette, all’interno del Parco stesso.

Storia della collezione museale

Le prime ricerche effettuate nel territorio di Sant’Anna d’Alfaedo furono compiute, verso la metà dell’800, da Stefano de Stefani, che con costante passione segnalò numerosissimi ritrovamenti preistorici nell’area della Lessinia occidentale. Nel periodo tra il 1915 e il 1930 fu Raffaello Battaglia che si occupò principalmente dello studio della Preistoria lessinese; a lui si devono numerose scoperte di nuove testimonianze preistoriche e la verifica di quello che era già stato indagato dai precedenti studiosi. Dopo il secondo conflitto mondiale Francesco Zorzi continuò gli scavi e le indagini preistoriche nel territorio di Sant’Anna. Il suo impegno culminò, negli anni ’60, con la creazione del Museo di Storia Naturale, collocato presso il Municipio, dove erano esposti materiali sia preistorici sia paleontologici del territorio. Successivamente, sul finire degli anni ’90, il museo assunse la sua attuale collocazione.

Descrizione

La sezione preistorica del museo inizia con la presentazione del primo popolamento della Lessina a partire dal Paleolitico Inferiore (300.000-120.000 anni fa). A questo periodo, scarsamente conosciuto, risale un bifacciale in selce rinvenuto a Cà Palui. Le vetrine successive sono dedicate al Paleolitico Medio (120.000-36.000 anni fa) e alle testimonianze archeologiche di questo periodo ritrovate nei Monti Lessini e soprattutto presso la Grotta di Fumane. Tale riparo, conosciuto già dall’800, conserva una straordinaria successione stratigrafica, che fornisce importanti informazioni circa le oscillazioni ambientali della Lessinia e l’evoluzione umana. Al primo periodo, popolato dall’Homo Neanderthalensis, appartengono la scheggia "Levallois", i due raschiatoi e il cranio di stambecco (forse un trofeo di caccia) rinvenuti all’interno della grotta ed esposti in una vetrina. Il secondo periodo (Paleolitico Superiore, da 36.000 a 10.000 anni fa), contraddistinto dalla comparsa dell’Homo Sapiens Sapiens, è caratterizzato dalla lavorazione sistematica dell’osso e del corno per ottenere oggetti ornamentali (zagaglie, strumenti in osso, costa di erbivoro con tacche e conchiglie marine forate) e da un’industria litica definita "Aurignaziana" (punte con frattura d’impatto, punte e lamelle a ritocco erto marginale, grattatoi e bulini a lame ritoccate e nuclei a lamelle).
Un altro sito che fornisce importanti informazioni sull’ambiente e sul popolamento della Lessina tra Paleolitico Medio e Superiore è Riparo Tagliente. Da tale sito provengono diverse manifestazioni artistiche (ciottoli con rappresentazioni di teste di felino, di stambecco e bisonte), numerosi utensili in selce dell’Epigravettiano Finale (strumenti a ritocco erto, bulini, grattatoi e nuclei) e oggetti non in pietra (zagaglie, punteruoli e spatole in osso, denti di animali e conchiglie marine). All’interno del riparo in grotta è stata scoperta una sepoltura (ricostruita in un angolo della sala) di un giovane adulto posto in fossa e ricoperto da pietre, di cui una con la raffigurazione di un leone.
Al centro della sala è presentato un calco del focolare aurignaziano, rinvenuto nel settore atriale della grotta, che ha permesso, grazie al metodo del carbonio 14, di datare il deposito in un arco cronologico compreso tra 36.000 e 33.000 anni fa.
Con il miglioramento climatico, avvenuto alla fine dell’ultima glaciazione, e con l’avvento del Neolitico (VIII millennio a.C.) appaiono i primi agricoltori e allevatori. Anche la produzione di oggetti muta a seconda delle nuove esigenze e iniziano a comparire nuovi strumenti legati al mondo agricolo, come asce in pietra levigata, falcetti, macine e contenitori in ceramica. Sui Monti Lessini gli scavi intrapresi a Lugo di Grezzana hanno portato alla luce diverse testimonianze di un insediamento riferibile alla Cultura di Fiorano (metà VI millennio a.C.); tra queste segnaliamo un frammento di vaso a fiasco, una scodellina troncoconica con piccola ansa verticale, un’olletta a corpo ovoidale e frammenti di boccali carenati decorati. Intorno al V millennio a.C. si sviluppa in Italia Settentrionale una nuova Cultura, chiamata “dei Vasi a Bocca Quadrata”, della quale i reperti ceramici di Sant’Ambrogio di Valpolicella rappresentano la prima espressione. La fine di questa Cultura (e l’inizio di quella detta “Campaniforme”) è rappresentata dai ritrovamenti avvenuti presso i siti di Scalucce di Molina e di Colombare di Negrar: frammenti di recipienti a bocca quadrata, a profilo arrotondato, vasi campaniformi e manufatti in pietra scheggiata di tecnica campignana. Per quanto riguarda il mondo dei morti vanno segnalati due importanti ritrovamenti: una tomba con due inumati in posizione fetale racchiusi tra lastre lapidee, scoperta nel Progno di Fumane, e due vasi biconici, da intendersi come probabili elementi di corredo, rinvenuti all’interno della Grotta di Vajo della Lora.
Un massiccio popolamento della zona dei Monti Lessini si ebbe poi durante la seconda metà del II millennio a.C. (piena età del Bronzo), momento in cui si colloca l’abitato fortificato delle Guaite, di cui rimangono alcuni strumenti litici, un pugnaletto, uno spillone, un ago, punte di freccia e diversi tipi di anse lunate.
Un altro importante sito è quello del Monte Loffa, scavato nel XIX secolo dal De Stefani e nel XX secolo dallo Zorzi, che fu sede di un villaggio dell’età del Bronzo Medio. All’interno della vetrina dedicata a questo sito sono esposti materiali delle fasi più antiche dell’età del Bronzo; tra questi segnaliamo alcuni frammenti di olle e ciotole decorate, anse lunate, asce in pietra levigata, punte di freccia a base concava e peduncolate, uno strumento campignano, un raschiatoio e un falcetto.
Con l’inizio dell’età del Ferro (I millennio a.C.) il popolamento dei Monti Lessini si consolidò e si stabilizzò in abitati posti sulla sommità delle alture; le abitazioni di questa fase erano seminterrate e con pareti costituite da lastre in calcare (“villaggi di pietra”). Gli insediamenti più significativi sono quelli di San Giorgio di Valpolicella, Castelrotto, Monte Loffa e Castel Sottosengia. L’abitato di Monte Loffa ha restituito olle, boccali, ciotole, fusarole in pietra, attrezzi metallici di uso quotidiano (piccone, asce, roncola, coltelli), oggetti d’ornamento di tradizione sia veneta (fibule, anellini, spilloni, bracciali e pendagli) sia celtica (bracciali, perle in pasta vitrea e fibule). Da Sottosengia provengono pesi da telaio, una fibbia di cintura, una cuspide, una punta di lancia, coti per affilare, un’oletta ovoidale, boccali e pesi da telaio. L’insediamento protostorico di Castelrotto è noto per la sua posizione geografica, prospiciente al fiume Adige, che ne ha fatto un villaggio al centro di scambi tra gli abitati veneti della pianura, gli insediamenti etruschi del Mantovano e le comunità delle colline e dei Monti Lessini. All’interno della relativa vetrina sono conservati alcuni reperti ceramici, che consistono in ciotole di varie dimensioni, un’olletta, una grattugia e boccali.
La fase di romanizzazione del territorio (II-I sec. a.C.) è documentata soprattutto dalla presenza di monete di epoca repubblicana, a dimostrazione che la penetrazione romana è avvenuta inizialmente attraverso i commerci.
Si segnalano anche i primi esempi di scrittura, in alfabeto retico, rinvenuti nel territorio lessinese: due pesi da telaio iscritti (da Monte Loffa), una fusarola con iscrizione (da Monte Loffa) e un fondo di ciotola con segni alfabetici (da Castelrotto).
L’ultimo pannello, esposto al centro della sala, è dedicato a don Alberto Benedetti, che si occupò della storia locale di Sant’Anna d’Alfaedo.


Accesso

Tipo di Accesso: Su prenotazione
Negli orari di apertura

Biglietto: Si

Prezzo: 3 € intero; 2 € ridotto (bambini tra i 6 e i 12 anni, gruppi); Gratuito (bambini con meno di 6 anni, disabili e accompagnatori)

Accesso per le Scuole

Accessibilità Disabili

Orari

Giorni di Apertura
Orario Quando Specifiche
1/06 – 30/09 Mercoledì 10.00 – 12.00 e 16.00 – 18.00
1/06 – 30/09 Venerdì 10.00 – 12.00 e 16.00 – 18.00
1/06 – 30/09 Sabato 10.00 – 12.00 e 16.00 – 18.00
1/06 – 30/09 Domenica 10.00 – 12.00 e 16.00 – 18.00

Nel periodo fuori apertura il Museo è visitabile solo su prenotazione.

Tempo suggerito per la visita (in minuti): 30

Servizi per l’utenza

Servizi igienici

Parcheggio

Bookshop

Punti di sosta

Servizi didattici

Guide a stampa
Brochure
Italiano

Pannellistica
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Schede mobili
Inglese e Tedesco

Didascalie delle opere
Italiano

Supporti informativi multilingue: Inglese
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Visite guidate

Attività didattiche

Laboratorio didattico

Biblioteca/Centro di Documentazione

Spazi per altre attività
Laboratorio didattico


Bibliografia di riferimento

Musei e raccolte archeologiche del Veneto , a cura di Di Mauro A., Dosson di Casier 2004, pp. 129.
Bonetto J., Veneto (Archeologia delle Regioni d’Italia), Roma 2009, pp. 366.


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