Ingresso e Scale Appena entrati si incontra una stele funeraria ad edicola del I sec. d.C., rinvenuta nel 2000 durante una campagna di scavi condotta all’interno del centro urbano di Oderzo. La lapide presenta sul timpano due leoncini accucciati e sul fondo della nicchia, realizzata a valva di conchiglia, tre ritratti raffiguranti due figure femminili e una maschile. Un ritratto appartiene alla defunta Febe, il cui nome compare nell’iscrizione posta alla base della stele.
Sempre presso l’ingresso, vicino al guardaroba, si trovano altri esempi di oggetti lapidei; tra questi si segnalano una lastra quadrangolare in marmo con testa di Giove Ammone, originariamente posta a decorare le strutture dell’area forense, e quattro miliari di età imperiale, pertinenti a diverse direttrici stradali (via Postumia, strada Opitergium-Tridentum e via Annia). A terra si trova un mosaico geometrico bicromo rinvenuto presso il Duomo cittadino (I sec. d.C.).
Sulle scale, che conducono alla sezione pre e protostorica, si può notare un altro mosaico geometrico bicromo da via S. Martino (prima metà del II sec. d.C.). |
Sezione preistorica e protostorica Il percorso inizia, al primo piano del museo, con un’esposizione di materiali di età preistorica e protostorica da Oderzo e dal territorio circostante. E’ noto che il territorio opitergino fu oggetto di frequentazioni già dal Neolitico e solo successivamente, durante il Bronzo Medio e Recente, venne occupata anche l’area dell'attuale centro cittadino. La prima vetrina espone le testimonianze archeologiche di età preistorica e della prima età del Ferro provenienti dal territorio limitrofo ad Oderzo. Nella seconda si trova materiale ceramico rinvenuto negli scavi effettuati in via Dalmazia, via Roma, piazzale Europa e piazza Vittorio Emanuele II.
Le testimonianze archeologiche dell’abitato protostorico, sorto tra il X e il IX sec. a.C., sono emerse da recenti scavi condotti in via Savonarola e via dei Mosaici, dove sono stati riconosciuti veri e propri quartieri di attività artigianale (lavorazione dell’argilla e di impasti per l’edilizia). I materiali esposti all’interno della terza vetrina provengono tutti da via Savonarola e attestano un’importante continuità insediativa lungo tutto il I millennio a.C. All’interno della stessa vetrina è presente materiale da recuperi occasionali e dalla cosiddetta "struttura 14" di via Savonarola. Sempre dalla "struttura 14" di via Savonarola, provengono i due elementi decorativi zoomorfi del VI-V sec. a.C. esposti all’interno della quarta vetrina.
A partire dal VI sec. a.C. in poi l’abitato subisce un’evoluzione, testimoniata ad esempio dalle due strutture di grandi dimensioni rinvenute presso S. Martino e in via delle Grazie. Questi edifici polifunzionali, che presentano uno spazio abitativo e uno per le attività artigianali, hanno una pianta a cortile centrale e la loro tecnica edilizia tradisce un'accentuata persistenza delle tradizioni locali. All’interno della quinta vetrina è esposto il materiale proveniente da queste aree, nonché da via dei Mosaici e da via Mazzini. Al centro della sala si trova anche un plastico ricostruttivo della casa di via delle Grazie (scala 1:20), nella sua fase di III sec. a.C.
Ai margini del centro urbano, nell’attuale via Garibaldi, è localizzata un’antica necropoli cittadina; da quest’area provengono due tombe del VI sec. a.C., una maschile ad inumazione e una femminile ad incinerazione, i cui corredi sono esposti all’interno della sesta vetrina. Nel ripiano superiore trovano posto anche numerosi bronzetti votivi raffiguranti guerrieri in assalto e un cavallo (V-II sec. a.C.), modellini miniaturistici di lance e scudi, un manico di simpulum, alcune laminette votive e una selezione di fibule. Nel ripiano inferiore sono esposti un bronzetto votivo raffigurante un ammantato (personaggio con particolari ruoli sacerdotali) e alcune laminette provenienti da una stipe rinvenuta nell'area del possibile Capitolium forense.
La vetrina successiva è dedicata alle iscrizioni in lingua venetica su ceramica, su osso e su pietra. Tra queste si segnalano due cippi confinari da piazza Vittorio Emanuele con sigla "te", forse abbreviazione di teuta (comunità), e un ciottolone ovoidale di probabile ambito funerario.
L’ultima parte della sala è occupata dalla recente esposizione della tomba di un cavallo ("tomba 49") rinvenuta nel 2005 presso la necropoli dell'Opera Pia Moro, a sud dell'abitato antico, non lontano dal museo stesso. Lo scavo ha portato alla luce circa 60 sepolture, riunite in una quindicina di tumuli. Il cavallo della "tomba 49", uno stallone di circa 12-15 anni coricato sul fianco sinistro, è esposto in due vetrine: la prima è dedicata allo scheletro dell'animale, pressoché integro, l'altra alla sua bardatura in ferro e bronzo. La sepoltura risale alla seconda metà del V sec. a.C. e testimonia l'importanza dei pregiati cavalli veneti nella società del tempo. |
Sezione romana – anfore Il corridoio che mette in comunicazione la sezione preistorica e protostorica con la sezione delle anfore romane è occupato da pannelli didattici che riassumono i dati relativi alla città in età romana.
Rimanda però ancora alla fase protostorica la vetrina inserita nella parete che separa le due sezioni. Al suo interno è esposto un ristretto ma significativo campione delle diverse forme ceramiche contenute nel ricchissimo scarico di materiali dell’età del Ferro rinvenuto nello scavo dell’ex Stadio comunale, su una terrazza prospiciente la scarpata dell’antico corso del fiume Monticano. Il deposito consiste in oltre 280.000 frammenti ceramici che a più riprese, tra la metà dell’VIII e la fine del VI sec. a.C., vennero a costituire uno straordinario giacimento archeologico conservato per uno spessore di 1,40 m e un volume complessivo di ben 50 mc.
Il resto della sala è dedicato alle anfore romane. Negli scavi effettuati a Oderzo questi contenitori sono stati rinvenuti in grande quantità (oltre 1000 esemplari). La ricostruzione dei quattro tipi di drenaggi documentati in città illustra una delle principali funzioni che essi potevano acquisire una volta esaurito il loro compito originario, legato al trasporto di generi alimentari.
Il percorso si completa con un’esposizione tipologica delle anfore attestate a Oderzo tra il II-I sec. a.C. e il IV-VII sec. d.C. |
Sezione romana – monumenti funerari Scese le scale, lungo le pareti dell’ampia sala al piano terra sono esposti diversi monumenti funerari di età romana, portati alla luce in tre aree sepolcrali opitergine. Sulla destra si trovano dieci stele funerarie (I sec. d.C.), a edicola e pseudoedicola, al cui interno sono raffigurati i busti dei defunti; sulla sinistra invece sono presenti stele con iscrizioni latine, are funerarie, urne cinerarie e coperchi di urne.
Al centro della stanza spiccano: un’urna funeraria quadrangolare in calcare d’Aurisina, decorata con due menadi danzanti e kantharos, da Motta di Villanova (metà del II sec. d.C.); un elemento di monumento in calcare con andamento curvilineo decorato su un solo lato (II sec. d.C.) e un’ara votiva frammentaria in marmo, con pannelli laterali decorati da bucranio e patera.
Sulla parete di fondo della stanza sono conservati quattro altari cilindrici del I sec. d.C.; a fianco sono posti un rilievo con personificazione dell’Estate (prima metà del I sec. d.C.) e un acroterio di stele funeraria a forma di sfinge alata (inizi del I sec. d.C.). |
Sezione romana Questa sala al piano terra ospita materiali romani da collezioni o di rinvenimento fortuito. All’interno sono presenti sei vetrine relative alla vita quotidiana e ai riti funerari di età romana, organizzate secondo criteri tematici.
La prima vetrina tratta il tema dei contesti funerari, esponendo il corredo di una tomba di fine I sec. a.C.-inizi I sec. d.C. da Lutrano, due sepolture ad incinerazione da S. Anastasio, diversi esempi di ossuari ceramici, ollette miniaturistiche e balsamari in vetro soffiato di provenienza varia.
Nella seconda vetrina vengono esaminati diversi esempi di monete rinvenuti nel territorio opitergino. L’arco cronologico abbracciato da questa piccola collezione numismatica è vasto, in quanto gli esemplari più antichi appartengono al III sec. a.C., mentre quelli più recenti risalgono al VII sec. d.C.
La terza vetrina approfondisce il tema dell’edilizia in epoca romana, con un'antefissa fittile e una selezione di tegole bollate e di frammenti di intonaci parietali.
La teca al centro della sala custodisce una nutrita collezione di bronzetti raffiguranti varie divinità romane e alcuni animali.
La vetrina posta sulla destra contiene un’importante selezione di oggetti domestici romani, mentre l’ultima ospita un’interessante raccolta di oggetti d’ornamento personale.
Infine, alla parete di fondo sono applicate sette teste in marmo e calcare, databili tra il I sec. a.C. e il III sec. d.C., provenienti da Oderzo, Settimo di Portobuffolè e Meduna di Livenza. |
Sezione romana – mosaici tardoantichi L'ultima sala al piano terra è interamente dedicata a tre mosaici tardoantichi frammentari rinvenuti ad Oderzo (fine III-inizi IV sec. d.C.).
Gli otto frammenti musivi posizionati sul pavimento appartengono al grande “Mosaico della Caccia”, scoperto nel 1891 nell’area dell’ex orto Gasparinetti, che rappresenta su tre registri diverse scene e aspetti della vita in campagna: villa rustica, caccia alla lepre, pascolo delle pecore, uccellagione con il vischio e la civetta, caccia al cinghiale.
I due tessellati policromi applicati alla parete di fondo provengono invece dal piazzale della Vittoria e ritraggono rispettivamente una scena con coppiere nell’atto di versare il vino e una scena di caccia alla lepre con cani. |
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Sculture e mosaici romani del Museo Civico di Oderzo , Treviso 1976. |
Sandrini G.M. , Il riallestimento del Museo Civico Opitergino “Eno Bellis” di Oderzo, in Quaderni di Archeologia del Veneto, XI, 1995, pp. 228-230. |
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