Piazza Municipio - 32044 Pieve di Cadore (BL)
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Presentazione
Di fronte al Municipio di Pieve di Cadore sono visibili alcune strutture pertinenti a un’abitazione romana di età imperiale. In particolare si distinguono tre ambienti provvisti di un sistema di riscaldamento sottopavimentale. Dei pavimenti originariamente rivestiti a mosaico uno è ancora visibile sul posto, mentre un altro è ora esposto presso il Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore.Storia della ricerca e degli studi
L’edificio fu rinvenuto nel 1951 durante i lavori per la costruzione del nuovo Municipio. L’anno successivo l’intervento della Soprintendenza alle Antichità determinò l’ampliamento dell’area di scavo ad opera di Giovan Battista Frescura e lo stacco del mosaico ora collocato nell’atrio del Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore, sede del Museo Archeologico. Nuove indagini sono state condotte nel 2003 per approfondire la conoscenza planimetrica dell’edificio. Ad esse hanno fatto seguito il restauro delle strutture e la valorizzazione dell’area.
Contesto geografico e urbanistico
Pieve di Cadore, sita 43 km a nord di Belluno, si affaccia sulla valle del Centro Cadore, solcata dall’alto corso del fiume Piave. La cittadina, patria del celebre pittore Tiziano Vecellio e sede della Magnifica Comunità di Cadore, è inserita nel meraviglioso scenario delle Dolomiti Venete.
Cronologia
I sec. d.C. (fine) - III sec. d.C. (metà) |
Accesso
Tipo di Accesso: Libero;
Visitabilità: Esterno;
Biglietto: No;
Accesso per le Scuole
Accessibilità Disabili
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Tempo suggerito per la visita (in minuti): 10 |
Servizi per l'utenza
ParcheggioPiazza Municipio |
Servizi didattici
PannellisticaSchede mobili A disposizione presso il vicino Ufficio Turistico (Piazza Municipio 13, apertura ore 9.00-12.30 e 15.30-18.30) |
Bibliografia di riferimento
Fogolari G., Pieve di Cadore (Belluno). Resti di abitazione romana con pavimenti musivi, in Notizie degli Scavi, 1953, pp. 206-211. |
Frescura G.B., Vestigia romane a Pieve di Cadore, in Archivio Storico di Belluno, Feltre e Cadore, XXIV, 1953, pp. 58-64. |