Corso Garibaldi 33 - 35100 Padova (PD)
Tel. 049 8205664
Sito Web http://www.padovanet.it/padovacultura
Presentazione
Presso il secondo piano dell’ottocentesco Palazzo Zuckermann è ubicato il Museo Bottacin, esito del generoso lascito del commerciante triestino Nicola Bottacin. Egli, tra il 1865 e il 1870, donò, desideroso di istituire un museo a suo nome, la sua ricca collezione di oggetti d’arte (dipinti, mobili, sculture e manoscritti) e di monete antiche e moderne (oltre 100.000 pezzi) alla città di Padova. Circa due terzi del materiale esposto proviene da donazioni e acquisti successivi che hanno reso questo museo un punto di riferimento essenziale per gli studiosi di numismatica di tutta Europa.
Anticamera
La stanza che funge da ingresso al museo ha il compito di presentare la figura del magnate Nicola Bottacin. Accanto alla descrizione della vita del ricco commerciante si hanno un ritratto del 1896 e un busto, realizzati entrambi dal Cameroni. Il percorso espositivo continua articolandosi in due itinerari: uno dedicato alle opere d’arte, l’altro alla numismatica.
Sala 1
La prima sala è dedicata alla monetazione greca e romana. L’esposizione parte dall’origine della moneta, avvenuta in Lidia nel 580 a.C., e giunge fino alla caduta dell’Impero romano, con la finalità di presentare le varie fasi della storia antica che hanno inteso questo strumento essenziale come esperienza ora socio-politica, ora economico-commerciale e ora artistica. Il percorso inizia sulla destra con il primo espositore ottocentesco in cui sono raccolte le monete greche. Le prime sono prevalentemente oboli e tetradrammi in argento raffiguranti la tipica civetta ateniese e ascrivibili ad un arco cronologico compreso tra la fine del VI sec. a.C. e il III sec. a.C. A questa sezione appartengono anche le monete provenienti dalle città della Magna Grecia e dalla Sicilia. Emerge come ogni polis (città-stato) avesse un tipo monetale differente, che spesso si può identificare con un simbolo della città o con la rappresentazione di animali o prodotti della terra sacri a qualche divinità. Tra le monete greche possiamo annoverare anche quelle di Alessandro Magno che hanno avuto l’importante funzione, nel IV sec. a.C., di unificare l’emissione in Grecia (statere in oro e tetradrammi d’argento), assurgendo a modello di tutte le monetazioni dei regni ellenistici successivi. Al centro della stanza, nella teca rivolta verso le monete greche, sono esposte le monete celtiche, provenienti da diverse aree dell’Italia settentrionale (lombarda, ligure-piemontese e veneta). Tali emissioni sono importanti per comprendere gli avvenimenti storico-politici che avvennero tra il IV e il I sec. a.C.: i Celti, avendo combattuto come mercenari presso i grandi sovrani macedoni (Filippo II e Alessandro Magno), importarono in patria e imitarono i tipi monetali con cui erano venuti a contatto. Tra questi reperti è importante segnalare un ripostiglio trovato in via Ospedale a Padova, che doveva raccogliere un consistente numero di dracme venetiche. Sempre al centro della sala, sulla sinistra, sono esposte le prime tipologie monetarie nate e sviluppatesi a Roma verso la fine del IV sec. a.C. Tra queste possiamo annotare alcune monete in bronzo e argento di modello magno greco e grossi nominali in bronzo di tradizione centroitalica (aes grave). Dal 214 a.C. in poi fu introdotto un sistema monetario nuovo basato sul denario d’argento; questo moneta divenne la più importante del mondo romano, almeno fino al III sec. d.C. A questo proposito ci è pervenuto un tesoretto di 659 denari repubblicani rinvenuto in via Gabelli a Padova, databile al periodo delle guerre civili (89-45 a.C.). Una tappa fondamentale della storia della moneta antica è quella della riforma monetaria di Augusto, che riuscì a rinvigorire l’economia romana, svilita da un secolo di guerre civili. Una delle conseguenze più significative fu l’unificazione monetaria di gran parte dell’Impero romano; a testimonianza di ciò nel museo sono esposte una serie di monete augustee con caratteristiche comuni ma provenienti da diverse parti del mondo (Pergamo, Efeso, Lugdunum ecc.). La loro tipologia prevede nel dritto il ritratto dell’imperatore idealizzato e nel rovescio monumenti o immagini propagandistiche dell’Impero. Questo tipo monetale nel corso degli anni subì numerose evoluzioni, ben illustrate nel Museo Bottacin; tra gli esemplari esposti possiamo ricordare alcuni aurei, denari argentei e sesterzi bronzei raffiguranti il Colosseo e recanti la scritta IUDEA CAPTA, da leggersi tutti in chiave propagandistica. La seconda parte della sala, leggermente spostata verso sinistra, raccoglie materiale inerente all’ultima fase del sistema monetario romano-imperiale. Questo periodo fu caratterizzato da un disfacimento dell’assetto monetario augusteo, come conseguenza della profonda crisi politica e militare che l’Impero romano dovette affrontare nel II sec. d.C. Gli imperatori che regnarono durante questa fase cercarono di fronteggiare lo stallo emettendo nuove monete (Antoniani, Aureliani, Argentei, Follis e Solidi) tutte introdotte tra il III e il IV sec. d.C. All’interno del percorso museale queste tipologie monetali sono ben rappresentate e vengono esposte seguendo l’ordine cronologico di emissione. Un’ulteriore testimonianza di questa fase di progressiva decadenza è data dai numerosi fenomeni di tesaurizzazione avvenuti nel corso del III-IV sec. d.C. Un esempio proviene da una donazione al museo di alcune monete bronzee, databili tra il 348 e il 354 d.C., provenienti probabilmente da un ripostiglio di cui è però ignota l’esatta ubicazione (forse dalla penisola Balcanica). La vetrina successiva raccoglie la monetazione bizantina; questa si fondò sulla tradizione trimetallica romana, ma fu soggetta a numerose riforme: tra le più importanti ricordiamo quella di Anastasio, avvenuta intorno al 498 d.C.
Sala 2
In questa sala vengono esposti i reperti monetali pertinenti all’ambito cronologico medievale-moderno, con particolare riguardo alle zecche di area veneta. Tutte le tipologie monetali esposte, come quelle riguardanti l’età greca e romana, sono dotate di un pannello introduttivo generale, volto a inquadrare i grandi cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli, e di una serie di didascalie più dettagliate.
Accesso
Tipo di Accesso: Negli orari di apertura; Biglietto: Si; Prezzo: Intero (Palazzo Zuckermann, Musei Civici, Cappella Scrovegni) 12 €; intero (Palazzo Zuckermann e Musei civici) 10 €; ridotto 8 €; ridotto speciale 5 €; gratuito (bambini fino ai 6 anni e portatori di handicap). Ci sono agevolazioni con Padovacard e Padova Musei tutto l’anno e Padova Musei Famiglia.;
Accesso per le Scuole
Accessibilità Disabili
OrarioQuandoSpecifiche
Estivo/InvernaleMartedì10.00 - 19.00
Estivo/InvernaleMercoledì10.00 - 19.00
Estivo/InvernaleGiovedì10.00 - 19.00
Estivo/InvernaleVenerdi10.00 - 19.00
Estivo/InvernaleSabato10.00 - 19.00
Estivo/InvernaleDomenica10.00 - 19.00


Tempo suggerito per la visita (in minuti): 60
Servizi per l'utenza
Servizi igienici
Bookshop
E’ previsto ma non è ancora aperto. C’è comunque una teca in cui sono raccolte le pubblicazioni inerenti al museo.
Punti di sosta
Servizi didattici
Guide a stampa Brochure Catalogo
Pannellistica
Italiano e Inglese
Didascalie delle opere
Italiano
Supporti informativi multilingue: Inglese
Pannellistica
Visite guidate
Attività didattiche
Laboratorio didattico
Biblioteca/Centro di Documentazione
E’ presente una ricchissima biblioteca tematica (di 30.000 volumi) aperta lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9.00 alle 13.30 e il martedì e giovedì dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 15.00 alle 17.30. C’è anche un fornito Gabinetto di Disegni e Stampe.
Bibliografia di riferimento
Gorini G., Monete antiche a Padova, Padova 1972.
Gorini G., Monete romane repubblicane del Museo Bottacin di Padova, Venezia 1973.
Saccocci A., Museo Bottacin. Cenni storici, in Musei Civici agli Eremitani. Padova, a cura di Banzato D., Milano 1992, pp. 81-95.
Alle radici dell’euro. Quando la moneta fa la storia , Treviso 2001.
Musei Civici di Padova. Museo Bottacin. Guida , a cura di Callegher B., Milano 2004, pp. 41-69.
Bonetto J., Veneto (Archeologia delle Regioni d'Italia), Roma 2009, pp. 396-397.