Sala 1 La prima sala è dedicata alla monetazione greca e romana. L’esposizione parte dall’origine della moneta, avvenuta in Lidia nel 580 a.C., e giunge fino alla caduta dell’Impero romano, con la finalità di presentare le varie fasi della storia antica che hanno inteso questo strumento essenziale come esperienza ora socio-politica, ora economico-commerciale e ora artistica.
Il percorso inizia sulla destra con il primo espositore ottocentesco in cui sono raccolte le monete greche. Le prime sono prevalentemente oboli e tetradrammi in argento raffiguranti la tipica civetta ateniese e ascrivibili ad un arco cronologico compreso tra la fine del VI sec. a.C. e il III sec. a.C. A questa sezione appartengono anche le monete provenienti dalle città della Magna Grecia e dalla Sicilia. Emerge come ogni polis (città-stato) avesse un tipo monetale differente, che spesso si può identificare con un simbolo della città o con la rappresentazione di animali o prodotti della terra sacri a qualche divinità.
Tra le monete greche possiamo annoverare anche quelle di Alessandro Magno che hanno avuto l’importante funzione, nel IV sec. a.C., di unificare l’emissione in Grecia (statere in oro e tetradrammi d’argento), assurgendo a modello di tutte le monetazioni dei regni ellenistici successivi.
Al centro della stanza, nella teca rivolta verso le monete greche, sono esposte le monete celtiche, provenienti da diverse aree dell’Italia settentrionale (lombarda, ligure-piemontese e veneta). Tali emissioni sono importanti per comprendere gli avvenimenti storico-politici che avvennero tra il IV e il I sec. a.C.: i Celti, avendo combattuto come mercenari presso i grandi sovrani macedoni (Filippo II e Alessandro Magno), importarono in patria e imitarono i tipi monetali con cui erano venuti a contatto. Tra questi reperti è importante segnalare un ripostiglio trovato in via Ospedale a Padova, che doveva raccogliere un consistente numero di dracme venetiche.
Sempre al centro della sala, sulla sinistra, sono esposte le prime tipologie monetarie nate e sviluppatesi a Roma verso la fine del IV sec. a.C. Tra queste possiamo annotare alcune monete in bronzo e argento di modello magno greco e grossi nominali in bronzo di tradizione centroitalica (aes grave). Dal 214 a.C. in poi fu introdotto un sistema monetario nuovo basato sul denario d’argento; questo moneta divenne la più importante del mondo romano, almeno fino al III sec. d.C. A questo proposito ci è pervenuto un tesoretto di 659 denari repubblicani rinvenuto in via Gabelli a Padova, databile al periodo delle guerre civili (89-45 a.C.).
Una tappa fondamentale della storia della moneta antica è quella della riforma monetaria di Augusto, che riuscì a rinvigorire l’economia romana, svilita da un secolo di guerre civili. Una delle conseguenze più significative fu l’unificazione monetaria di gran parte dell’Impero romano; a testimonianza di ciò nel museo sono esposte una serie di monete augustee con caratteristiche comuni ma provenienti da diverse parti del mondo (Pergamo, Efeso, Lugdunum ecc.). La loro tipologia prevede nel dritto il ritratto dell’imperatore idealizzato e nel rovescio monumenti o immagini propagandistiche dell’Impero. Questo tipo monetale nel corso degli anni subì numerose evoluzioni, ben illustrate nel Museo Bottacin; tra gli esemplari esposti possiamo ricordare alcuni aurei, denari argentei e sesterzi bronzei raffiguranti il Colosseo e recanti la scritta IUDEA CAPTA, da leggersi tutti in chiave propagandistica.
La seconda parte della sala, leggermente spostata verso sinistra, raccoglie materiale inerente all’ultima fase del sistema monetario romano-imperiale.
Questo periodo fu caratterizzato da un disfacimento dell’assetto monetario augusteo, come conseguenza della profonda crisi politica e militare che l’Impero romano dovette affrontare nel II sec. d.C. Gli imperatori che regnarono durante questa fase cercarono di fronteggiare lo stallo emettendo nuove monete (Antoniani, Aureliani, Argentei, Follis e Solidi) tutte introdotte tra il III e il IV sec. d.C. All’interno del percorso museale queste tipologie monetali sono ben rappresentate e vengono esposte seguendo l’ordine cronologico di emissione.
Un’ulteriore testimonianza di questa fase di progressiva decadenza è data dai numerosi fenomeni di tesaurizzazione avvenuti nel corso del III-IV sec. d.C. Un esempio proviene da una donazione al museo di alcune monete bronzee, databili tra il 348 e il 354 d.C., provenienti probabilmente da un ripostiglio di cui è però ignota l’esatta ubicazione (forse dalla penisola Balcanica).
La vetrina successiva raccoglie la monetazione bizantina; questa si fondò sulla tradizione trimetallica romana, ma fu soggetta a numerose riforme: tra le più importanti ricordiamo quella di Anastasio, avvenuta intorno al 498 d.C.
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Sala 2 In questa sala vengono esposti i reperti monetali pertinenti all’ambito cronologico medievale-moderno, con particolare riguardo alle zecche di area veneta. Tutte le tipologie monetali esposte, come quelle riguardanti l’età greca e romana, sono dotate di un pannello introduttivo generale, volto a inquadrare i grandi cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli, e di una serie di didascalie più dettagliate. |