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L’età tardoantica

Il IV secolo si apre nella regione veneta con lo scontro tra Massenzio e Costantino presso Verona (312 d.C.); la città, occupata dal prefetto del pretorio Ruricio Pompeiano fedele a Massenzio, fu assediata da Costantino e fu presa, aprendo a questo, dopo la battaglia di Ponte Milvio, le porte dell’impero.

Dopo le grandi persecuzioni del III secolo, la progressiva trasformazione in senso cristiano della società maturò in seguito anche alla proclamazione della libertà religiosa del 313 d.C. e al Concilio di Arles del 314 d.C. Si inizia dal IV secolo ad assistere all’abbandono progressivo di molte aree pubbliche e degli edifici di culto pagani, i cui culti furono proibiti nel 391-392 d.C.; il prevalente stato di degrado urbano, pur in centri che mantennero vita e frequentazioni, è provato da vari scavi che hanno documentato la fine dell’uso di teatri, magazzini, templi e case; con le prime citazioni di sedi vescovili nel IV sec. (anticipata nel caso veronese al III sec. d.C.), le città conoscono però forme di crescita nuove, legate al diffondersi della fede cristiana, che portano a rivolgersi ad aree marginali del tessuto urbano o addirittura periferiche per la costruzione delle prime basiliche (Verona, Vicenza, Concordia e altre di poco più tarde).

Così tra IV e V secolo d.C. le città e le campagne della regione sono animate dalla forza delle comunità cristiane, via via presenti anche nei centri minori, da cui provengono celebri autori come Rufino di Concordia, maturato nella chiesa aquileiese, e S. Zeno veronese.

Ancora però per tutto il secolo, dopo la morte di Costantino (337 d.C.), la regione assunse un’importanza fondamentale come luogo di passaggio continuo delle milizie imperiali, impegnate nella successione al trono in lotte che si giocavano in alcuni casi a Verona e molto più spesso nella vicina Aquileia, come nel caso degli scontri tra Costante e Costantino II (340 d.C.), tra Costanzo II e Flavio Magnenzio (352-353 d.C.), tra Costanzo II e Giuliano (361-362 d.C.) o tra Teodosio e Massimo (388 d.C.).

Dopo la morte di Teodosio nel 395 d.C. il potere fu diviso tra Arcadio in Oriente e Onorio in Occidente che non poterono impedire il precipitare rapido della situazione militare. Nel 401 d.C. Atalarico giunse ad Aquileia, mentre Onorio si attestò ad Altino e l’anno successivo a Verona, dove è salvato dal fedele Stilicone nel 403 d.C. Seguono altre invasioni di Radagaiso, che dalla Rezia con Svevi, Burgundi, Alani e Vandali dilagava nella pianura padana, e ancora dei Visigoti di Atalarico che nel 410 d.C. transitano per la Venetia e giungono a saccheggiare Roma.

Il rifacimento delle mura di Altino tra IV e V sec. è probabilmente solo un pallido riflesso delle difficoltà e del terrore che doveva interessare in questo periodo città e campagne, accompagnandosi a crisi delle produzioni e degli scambi, difficoltà economiche molto forti e abbandono di interi settori urbani o territoriali.

Un ulteriore, decisivo colpo per l’intera area nordadriatica fu portato dall’invasione di Attila e degli Unni (452 d.C.) che toccò Aquileia, allora conquistata, ma presto avanzò anche verso Oderzo, Concordia, Altino, Padova e Verona; la distruzione e la desolazione che essa avrebbe provocato, tanto enfatizzata dalla leggenda che fece del personaggio un attore molto più rude e primitivo di quello che fu, non dovette tuttavia essere così completa e assoluta da annientare del tutto i pur provati centri urbani.

Sembra infatti che l’invasione di Attila sia stata probabilmente solo una delle più forti e difficili penetrazioni che la terra veneta conobbe tra IV e V sec. d.C., la cui ripetitività aveva ormai prodotto nella società e nell’economia un mutamento tale da aprire nuovi capitoli della storia della regione.

Il testo e le immagini (con referenze fotografiche) sono tratti da:
J. Bonetto, I. Venturini, L. Zaghetto, Veneto, Archeologia delle Regioni d’Italia, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2009.