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Scheda

Museo Lapidario Maffeiano – Verona

Piazza Bra 28 – 37121 Verona (VR)
Tel. 045 590087
Presentazione


Il Museo Lapidario Maffeiano, sito nello spazio antistante al Teatro Filarmonico, nella centralissima Piazza Bra, fu costruito nella prima metà del Settecento per esporre la raccolta di iscrizioni creata da Scipione Maffei (1675-1755), che inizialmente riordinò le epigrafi presenti presso l’Accademia Filarmonica e in un secondo momento le integrò con numerose nuove acquisizioni. La grande novità di questo museo, al momento della sua fondazione, fu il carattere pubblico dell’esposizione, inteso non tanto come status giuridico ma come forma di fruizione. Si trattava infatti del luogo idoneo per svolgere una dichiarata funzione didattica e per avvicinare i cittadini alla cultura.

Storia della collezione museale

Il primo nucleo di iscrizioni raccolte all’interno del cortile dell’Accademia Filarmonica fu donato dal conte Cesare Nichesola agli inizi del XVII secolo. Successivamente altri importanti nomi dell’aristocrazia veronese contribuirono ad accrescere la collezione con il lascito delle loro personali collezioni archeologiche. Dopo un lungo periodo di silenzio, quasi un secolo dopo, fu Scipione Maffei, insigne uomo di cultura veronese, che si occupò di arricchire la collezione e di riordinarla secondo criteri fortemente didattici e razionali. Egli fece costruire dapprima un muro in cui furono inserite iscrizioni e opere lapidee, poi sostituito da due bassi portichetti di ordine dorico, che si saldavano al maestoso pronao del Teatro Filarmonico (ultimati nel 1745, su progetto dell’architetto Alessandro Pompei). Nel 1893 fu affidata al comune la gestione delle opere; in epoca fascista fu risistemato subendo una radicale riduzione del cortile e nel 1982 venne completamente riallestito secondo criteri museografici moderni.

Descrizione

Nel piccolo vano della biglietteria spicca la presenza di un bel sarcofago romano con corteo bacchico (II sec. d.C.). Oltre a varie testimonianze epigrafiche di diversa epoca e provenienza (tra cui un frammento di iscrizione geroglifica egizia incisa su un pilastro in basalto nero), nella saletta si trova anche una vetrina contenente un frammento di tabella in bronzo recante un decreto del Senato Romano (23 d.C.) e tre laterizi bollati romani (II sec. d.C.).

La sala, posta al primo piano, è deputata alla raccolta di un considerevole numero (un centinaio circa) di iscrizioni greche raccolte da Scipione Maffei. La presenza di questi epigrafi è dovuta allo sviluppo del commercio e del collezionismo antiquario veneziano nei territori della civiltà greca (Asia Minore, isole Cicladi, Creta, Attica e Peloponneso).
Le lapidi esposte sono prevalentemente di tipo funerario (anche se sono spesso presenti basi di statue onorarie, iscrizioni relative a decreti pubblici e rilievi votivi) e appartengono ad un orizzonte cronologico che va dall’età classica (V sec. a.C.) a quella tardoantica (V sec. d.C.).
Appena varcato l’ingresso di questa sala, si ammira una parte di statua raffigurante il mitico cacciatore Meleagro, forse proveniente dall’Arena. Il percorso procede con l’esposizione di alcune importanti epigrafi, tra cui alcuni decreti pubblici.
Sulla sinistra si trovano alcune basi di statua, tra le quali la più importante è quella posta dagli abitanti di Alessandria (e da altre comunità greche residenti in Egitto) al famoso retore Publio Elio Aristide nel II sec. d.C.
Alle spalle dei decreti sono esposti i rilievi votivi, spesso raffiguranti un giovane stante che tiene il morso di un cavallo, affiancato dal dedicante o da un servitore. Tra questi ricordiamo un rilievo del V sec. a.C. con l’iconografia appena descritta proveniente dall’Attica e una lastra opistografa del V sec. a.C. con uomo barbuto ed elementi che rimandano al culto di Asclepio; l’eccezionalità di questo pezzo risiede nel fatto che esso era parte del monumento eretto per la fondazione del santuario di Asclepio ad Atene.
Al centro della stanza sono posizionate quattro lastre contigue (III sec. a.C.), poste in origine su un basamento, recanti il testamento di una donna di Thera, di nome Epikteta, che dispone la creazione di un’associazione volta a continuare il culto eroico di sé e della propria famiglia.
L’ultima parte della sala è dedicata alle stele funerarie, che spesso presentano una struttura a naiskos (tempietto) e che raffigurano i defunti soli o con i propri cari (inclusi i servitori) nel momento del commiato o intenti nelle faccende domestiche. Gli esempi maggiormente rappresentativi di questa tipologia sono la stele funeraria di Krinò, del II sec. a.C., in cui la defunta è ritratta mentre porge un cofanetto ad un’ancella; una lastra da Smirne del II sec. a.C., in cui il defunto stringe la mano ad un altro uomo in gesto di commiato; un’iscrizione funeraria da Smirne (II sec. a.C.) posta dal popolo per Demò, raffigurata in piedi con fiaccola e fascio di spighe assieme a due ancelle; la stele funeraria di Archagathos da Rhenea (II-I sec. a.C.), morto in un naufragio, in cui il defunto è seduto sugli scogli e guarda il mare in cui si vedono ritratte teste umane e la prua di una nave; la lastra funeraria di Euklea del I sec. a.C., in cui sulla sinistra è ritratta la defunta seduta e sulla destra sono raffigurati due uomini su una kline e un’ancella (scena di banchetto funebre), e la stele di Gaio Silio Batillo del I sec. d.C., in cui il piccolo defunto è rappresentato al centro con ai piedi un cane e alle spalle un rilievo in cui sono scolpite maschere teatrali, che alludono al mestiere di attore.

La sala, posta al secondo piano, raccoglie ed espone sculture di età romana ed etrusca. Appena varcata la soglia, si incontra uno splendido puteale del I sec. a.C. (da Roma) con la raffigurazione di un corteo dionisiaco, formato da due gruppi di figure che si dirigono verso un altare centrale. A fianco di questo piccolo elemento ornamentale per pozzo sono posti due frammenti di lastre di sarcofago del II e del IV sec. d.C., rappresentanti una scena di pancrazio (lotta) e una di scuola. E’ d’obbligo inoltre segnalare due splendide fronti di sarcofago, probabilmente provenienti da Roma e appartenenti al III sec. d.C., che raffigurano: la prima otto Muse, con in mano gli attributi caratteristici, davanti ad un tendaggio; la seconda un corteo marino rivolto verso il centro del sarcofago, dove, all’interno di una conchiglia, è rappresentato il busto della defunta. Sempre dallo stesso lato della sala sono esposti un sarcofago di bambino con corsa di bighe guidate da Eroti (Roma, II sec. d.C.), un coperchio di sarcofago con giovane defunto disteso che poggia la testa su due cuscini (Roma, III sec. d.C.) e un oscillum con testa di Giove Ammone sulla fronte e maschera teatrale sul retro (II sec. d.C.).
Il percorso prosegue con l’esposizione di alcune tabelle funerarie (di provenienza ignota), lastre con rilievi votivi e frammenti di sarcofagi. Tra i rilievi votivi ricordiamo quello del dio Mitra nell’atto di uccidere un toro, da Anzio (II sec. d.C.); tra le fronti di sarcofago quella con il mito di Fetonte, rappresentato nel momento della caduta dal carro del padre Elios (Sole), da Roma (III sec. d.C.). In questa sala assumono un’importanza particolare le urne cinerarie romane ed etrusche, presenti in quantità, di forma rettangolare e cilindrica, iscritte e decorate. Tra quelle di età romana va ricordata quella posta da Lucio Flavio Filopappo per la moglie (I sec. d.C.). E’ poi presentato un interessante gruppo di urne funerarie etrusche, raccolte prevalentemente dal veronese Jacopo Verità (metà ‘700), sul cui coperchio sono raffigurati il defunto o la defunta semisdraiati, spesso recanti in mano una patera, un frutto o un ventaglio. Lungo i fianchi delle urne, realizzate in terracotta (Chiusi), alabastro (Volterra) o travertino (Perugia), sono illustrati temi mitologici (ratto di Elena, lotta tra Eteocle e Polinice, Centauromachia) o scene di banchetto funebre e di congedo dai familiari.
L’ultima parte della sala espone diverse stele funerarie da Padova, con scene di viaggio verso gli Inferi, dove il defunto viene rappresentato su una quadriga guidata da un auriga con capo coperto. Sono presenti anche due segnacoli funerari: un grosso ciottolo di forma ellissoidale con foro centrale e iscrizione venetica da Padova (I sec. d.C.) e un cippo troncopiramidale con iscrizione sia venetica che latina.
All’interno della stanza sono presenti anche due vetrine che accolgono sculture di piccole dimensioni, alcuni frammenti di rilievi, basi di statue e maschere teatrali di età romana.

L’ampio cortile del Teatro Filarmonico ospita una ricchissima collezione epigrafica, che può essere suddivisa in più nuclei per favorirne la visita: le esedre, il portico sul lato destro, il pronao e il portico sul lato sinistro.
Nelle due esedre, ai lati dell’ingresso, sono esposti numerosi miliari (cippi lapidei posti lungo le strade per indicare le distanze) provenienti principalmente dal territorio veronese; tra questi segnaliamo un gruppo relativo alla via Postumia (realizzata nel 148 a.C.) e un altro risalente al IV sec. d.C., momento in cui molte arterie stradali romane furono soggette a ricostruzioni e ristrutturazioni.
Nel portico di destra sono allineate le iscrizioni provenienti da Verona e dal suo territorio; fanno parte di questa raccolta epigrafi funerarie, votive e basi di statue.
Il pronao, posto sul fondo del cortile, accoglie materiali lapidei di diversa provenienza e natura: fronti di urnette etrusche, iscrizioni greche, frammenti di monumenti funerari, cippi di confine e parti di decorazioni architettoniche (pilastro a girali d’acanto, chiave d’arco con testa di Giove Ammone). Sopra la porta al centro del pronao è posto il busto dello studioso veronese Scipione Maffei, a cui è dedicato il museo.
Nel portico di sinistra sono collocate numerose iscrizioni, prevalentemente di carattere sepolcrale, di varia provenienza (Padova, Roma, Dalmazia, Istria, Aquileia).

Negli ambienti del Sotterraneo, visitabili su richiesta, sono collocati importanti iscrizioni provenienti dai territori veronese, bresciano e trentino.
Nella prima parte sono esposte alcune lapidi sepolcrali del Veronese risalenti al I-II sec. d.C. (lastre, sarcofagi, stele, altari, cippi), scolpite nel tipico calcare bianco o rosato di origine locale.
Nella seconda parte, di grande interesse sono le iscrizioni rinvenute nel territorio dell’antico pagus degli Arusnates (attuale Valpolicella), che documentano vari aspetti della vita e della religiosità di questa comunità.


Accesso

Tipo di Accesso: Negli orari di apertura

Biglietto: Si

Prezzo: Intero 4,50 €; Ridotto (gruppi, studenti, over 60) 3,00 €; Ridotto scuole e ragazzi (8-14 anni, solo accompagnati) 1,00 €; Intero Museo + Anfiteatro romano 7,00 €; Ridotto Museo + Anfiteatro romano 5,00 €; Residenti del Comune di Verona over 65 gratuito; Mantova Verona Card gratuito; Verona Card (2 giorni) 15,00 €; Verona Card (5 giorni) 20,00 €; prima domenica del mese (esclusi i mesi da giugno a settembre) tariffa unica 1,00 €.

Accesso per le Scuole

Accessibilità Disabili

Orari

Giorni di Apertura
Orario Quando Specifiche
Estivo/Invernale Martedì 08.30 – 14.00
Estivo/Invernale Mercoledì 08.30 – 14.00
Estivo/Invernale Giovedì 08.30 – 14.00
Estivo/Invernale Venerdì 08.30 – 14.00
Estivo/Invernale Sabato 08.30 – 14.00
Estivo/Invernale Domenica 08.30 – 14.00

Il Sotterraneo è visitabile solo su richiesta.

Tempo suggerito per la visita (in minuti): 75

Servizi per l’utenza

Servizi igienici

Bookshop

Punti di sosta

Servizi didattici

Brochure
Catalogo
Guide a stampa
Italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo

Pannellistica
Italiano

Schede mobili
Italiano, Inglese, Tedesco, Francese

Didascalie delle opere
Italiano e Inglese

Supporti informativi multilingue: Tedesco
Francese
Inglese
Schede mobili e didascalie delle opere

Visite guidate
Per visite guidate a gruppi di adulti, in italiano e in lingue straniere, rivolgersi alle numerose associazioni di guide turistiche autorizzate presenti a Verona.

Attività didattiche
Per i percorsi offerti e i temi trattati, Didamusei – Museo è didattica nel portale del Comune di Verona.
Dal lunedì al venerdì: ore 9.00-13.00 e 14.00-16.15
Tel 045 8036353 – Tel/fax 045 597140 – Fax 045 8000466
aster.segreteriadidattica@comune.verona.it – www.didamusei.it
Prezzo: 1 ora: 46,00 €; 1,5 ore: 56,00 €; 2 ore: 66,00 €; 3 ore: 92,00 €; 1 giornata: 138,00 €.
Eventuali offerte saranno comunicate al momento della prenotazione.
I percorsi didattici sono offerti gratuitamente (fino ad esaurimento della disponibilità) alle Scuole del Comune di Verona. L’ingresso ai musei è a pagamento, con la tariffa ridotta per le scuole.

Biblioteca/Centro di Documentazione
La biblioteca è situata a Castelvecchio


Bibliografia di riferimento

Ritti T. , Iscrizioni e rilievi greci nel Museo Maffeiano di Verona, Roma 1981.
Maganato L. , Il Museo Maffeiano riaperto al pubblico, Verona 1982.
Modonesi D. , Museo Maffeiano: urne etrusche e stele paleovenete, Bergamo 1990.
Il Museo Maffeiano: sezione paleoveneta, sezione etrusca, sezione greca, sezione romana: schede guida , a cura di Modonesi D., Tonellotto A., Verona 1993.
Modonesi D., Museo Maffeiano: iscrizioni e rilievi sacri latini, Roma 1995.
Bolla M., Museo Lapidario Maffeiano , in Archeologia a Verona, a cura di Bolla M. , Milano 2000, pp. 76-84.
Musei e raccolte archeologiche del Veneto , a cura di Di Mauro A., Dosson di Casier 2004, pp. 112-113.
Bonetto J., Veneto (Archeologia delle Regioni d’Italia), Roma 2009, pp. 356-357.
Bolla M., Guida breve, Verona 2010.
Bolla M., Le sculture dell’anfiteatro di Verona, in LNAX, 2011, pp. 47-85.


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