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Scheda

Museo dei Grandi Fiumi – Rovigo

Piazzale San Bartolomeo 18 (Monastero Olivetano) – 45100 Rovigo (RO)
Tel. 0425 25077 / 0425 28665 – Fax 0425 464546
Presentazione


Il Museo dei Grandi Fiumi, recentemente riallestito presso l’antico Monastero degli Olivetani, raccoglie le testimonianze archeologiche provenienti dall’area deltizia polesana, contraddistinta dalla presenza di due importanti corsi d’acqua, il Po e l’Adige. L’allestimento museale è innovativo, in quanto la valorizzazione di questo territorio avviene grazie al supporto di moderne tecnologie che offrono all’utente una migliore fruizione del percorso espositivo. Il museo è attualmente articolato in tre sezioni: età del Bronzo, età del Ferro ed età romana.

Storia della collezione museale

Nel Museo dei Grandi Fiumi è custodita parte della raccolta del dotto collezionista Camillo Silvestri, che nella seconda metà del ‘600 fondò il Museum Silvestrium, primo nucleo del futuro e moderno Museo Civico. Il resto del materiale, in seguito alla sua morte, venne venduto a Scipione Maffei e ai sacerdoti del Seminario Vescovile di Rovigo.

Descrizione

Il percorso museale inizia con l’età del Bronzo. Un grande diorama, posto all’ingresso della sala, intende spiegare come sono avvenuti i cambiamenti economico-sociali nelle diverse aree del continente europeo durante il II millennio a.C. Una suggestiva ipotesi ricostruttiva del centro di Canàr restituisce l’atmosfera di un abitato su palafitte, sorto presso il fiume Tartaro durante il Bronzo Antico. In una vetrina sono raccolti i materiali provenienti da questo centro legato alla cultura delle terramare, che consistono in alcuni reperti ceramici, ossa e selci lavorate.
A partire dal Bronzo medio, e soprattutto nel Bronzo Recente (XIII sec. a.C.), comincia ad essere occupato il territorio presso i diversi rami del Po; un esempio di questa occupazione è l’abitato arginato di Larda di Gavello, più vicino per quanto riguarda la modalità insediativa e la produzione materiale alla cultura subappenninica che a quella terramaricola. Oltre alla ricostruzione dello scavo, di questo sito sono esposti alcuni reperti ceramici.
L’abitato di Frattesina di Fratta Polesine è il complesso insediativo che ha restituito il maggior numero di reperti e informazioni per quanto riguarda la fase del Bronzo Finale (XII-X sec. a.C.). La prima sala dedicata all’esteso centro di Frattesina descrive le attività svolte all’interno del villaggio, come l’agricoltura, l’allevamento ma anche la preparazione dei cibi, la filatura, la tessitura e la lavorazione dell’argilla. Attraversando la scenografica ricostruzione di una capanna si passa alla sala dedicata al lavoro degli artigiani. In questa stanza sono trattate le attività della lavorazione del corno di cervo, del bronzo e della pasta vitrea. La fiorente attività di queste officine permette di definire Frattesina come un grande centro produttivo artigianale nel mezzo delle rotte commerciali tra l’Europa centro-settentrionale e il Mediterraneo orientale. La sezione successiva espone i corredi e le urne cinerarie biconiche rinvenute nelle necropoli di Frattesina (Narde e Fondo Zanotto). Il rito funerario prevalente è quello incineratorio; singolare è però il ritrovamento di una sepoltura multipla a rituale misto: un’unica fossa contenente due scheletri di inumati e resti bruciati di un terzo individuo.
L’ultima parte della sezione è dedicata alla sfera del culto. Sono qui esposte una riproduzione ingrandita del disco solare rinvenuto a Trundholm (Danimarca), come suggestione del culto del sole, e una serie di oggetti di valore simbolico-cultuale ritrovati nell’abitato di Frattesina. Tra questi ricordiamo un vaso in ceramica a forma di carretto associato ad un cavallo, due idoletti a figura umana stilizzata e ossa lavorate.

Il diorama dedicato all’età del Ferro illustra come l’inizio di questo complesso momento storico, caratterizzato dalla diffusione della scrittura, dalla comparsa di popoli ormai ben definiti e dallo sviluppo dei primi agglomerati urbani, non sia avvenuto contemporaneamente nei diversi siti del continente eurasiatico. Per quanto riguarda l’Italia è noto che le civiltà che dall’inizio del I millennio a.C. popolarono questo territorio furono diverse: al sud quella magnogreca, al centro prevalentemente l’etrusca e al nord quella celtica e quella veneta. I pannelli e i modellini ricostruttivi di questa prima parte della sezione introducono alle modalità d’insediamento di tali popolazioni sia su larga che su piccola scala. Al centro della stanza spicca il Cavaliere di Gavello, un bronzetto etrusco padano databile al V sec. a.C.
La seconda parte della sezione è dedicata all’analisi del paesaggio del Delta Padano e del Polesine, studio che si è potuto realizzare grazie alle indagini paleoambientali e alle fotografie aeree realizzate in questo territorio. I maggiori centri di quest’area etrusco-padana sono: Gavello, San Cassiano di Crespino e Adria. La cultura etrusco-padana ha assimilato numerose tradizioni elleniche, appartenenti sia alla sfera economico-commerciale, come l’arte della navigazione, sia al mondo più privato e quotidiano, come la pratica del simposio. La maggior parte delle informazioni sulle attività quotidiane proviene, però, da contesti funerari; in particolar modo la necropoli etrusca di Balone, risalente al V sec. a.C., ha restituito numerose sepolture con corredi caratterizzati da ceramiche attiche e vasellame in bronzo. La sepoltura più ricca di questa necropoli è la Tomba 1, contenente una kylix (470-460 a.C.) attica a figure rosse con immagine di Ade seduto e un cratere (475-450 a.C.) attico a colonnette a figure rosse con scena di ratto di Teti da parte di Peleo e tre figure maschili, attribuibile al Pittore di Deepdene o alla sua cerchia.

La sezione riguardante l’età romana si propone di presentare il quadro dell’antropizzazione e della trasformazione del territorio polesano tra il II sec. a.C. e il II sec. d.C. Il percorso inizia evidenziando come nel III sec. a.C. siano attestati significativi contatti commerciali con la popolazione celtica dei Cenomani insediati nella bassa pianura veronese. Ne è un esempio la necropoli di Lazisetta (VR), scoperta nel 1998, che ha restituito più di 180 tombe a incinerazione. In questa sala è esposta la ricostruzione di una tomba a fossa con ricco corredo metallico, comprendente armi, fibule e una moneta, proveniente da questo sepolcreto.
La successiva parte della sezione è dedicata alle infrastrutture pubbliche romane costruite per l’organizzazione dei territori conquistati. Tra queste ricordiamo la riproduzione di una strada romana con la tipica conformazione a schiena d’asino e la ricostruzione del ponte ligneo fatto costruire nel 55 a.C. da Cesare, in soli dieci giorni, per permettere l’attraversamento del fiume Reno. Posta di fronte a questa ambientazione scenografica incontriamo la riproduzione della Tabula Peutingeriana, un itinerarium pictum, che riporta il disegno di tutti i territori allora conosciuti e delle strade praticabili.
Il percorso continua in due piccole sale che accolgono ambientazioni, modelli e ricostruzioni degli aspetti della vita sociale e culturale del mondo romano, strettamente connessi al tema dell’edilizia. Nella prima è presente la ricostruzione scenografica di un teatro romano, nell’altra sono riprodotti gli ambienti di una villa rustica. Nel Polesano si conosce l’importante complesso rustico di Chiunsano, tra Ficarolo e Gaiba. Questa villa fu abitata dall’età repubblicana al IV sec. d.C. anche se non in maniera continuativa. Il materiale proveniente dagli scavi ed esposto nelle vetrine di questa sala consiste principalmente in oggetti d’abbigliamento e d’ornamento, statuine votive, frammenti di vasi vitrei, strumenti da chirurgo e vasellame da mensa e da cucina.
La parte successiva della sezione romana prosegue toccando i temi della centuriazione, della monetazione e delle unità di misura. In esposizione vi sono: la riproduzione di una groma, strumento fondamentale per la suddivisione del territorio in centurie, e, nelle vetrine, monete imperiali e pesi da stadera di diverse forme e dimensioni, provenienti da Chiunsano e da altri siti del Polesine. Sempre da questi siti provengono quattro frammenti di diplomi militari e alcuni oggetti metallici, come punte di lancia e oggetti d’abbigliamento.
L’ultima parte del museo è riservata all’ambito funerario, con reperti provenienti da due necropoli: quella del Bergantino e quella di Bassantina. Il rito prevalente è quello dell’incinerazione, anche se sono attestate sepolture ad inumazione alla cappuccina, come quella rinvenuta in località Colombarola-Pontecchio.


Accesso

Tipo di Accesso: Negli orari di apertura

Biglietto: Si

Prezzo: 3,00 € intero; 1,50 € ridotto

Accesso per le Scuole

Accessibilità Disabili

Orari

Giorni di Apertura
Orario Quando Specifiche
Estivo/Invernale Martedì 9.00 – 13.00
Estivo/Invernale Mercoledì 9.00 – 13.00
Estivo/Invernale Giovedì 9.00 – 13.00
Estivo/Invernale Venerdì 9.00 – 13.00
Estivo/Invernale Sabato 10.00 – 13.00 e 16.00 – 19.00
Estivo/Invernale Domenica 10.00 – 13.00 e 16.00 – 19.00

Tempo suggerito per la visita (in minuti): 90

Servizi per l’utenza

Servizi igienici

Parcheggio

Bookshop

Servizi didattici

Guide a stampa
Brochure
Italiano

Pannellistica
Italiano e Inglese

Didascalie delle opere
Italiano e Inglese

Postazioni informatiche

Supporti informativi multilingue: Inglese

Visite guidate

Attività didattiche

Laboratorio didattico

Biblioteca/Centro di Documentazione

Spazi per altre attività


Bibliografia di riferimento

Verso il Museo dei Grandi Fiumi, Atti del Simposio Internazionale (Rovigo, 5-7 marzo 1998) , Rovigo 1998, pp. 27-33.
Esposizione permanente dell’età del Bronzo e introduzione all’età del Ferro. Museo dei Grandi Fiumi , Rovigo 2001.
Terre emerse. Storia ambiente tra due fiumi , a cura di Peretto R., Rovigo 2001.
Museo dei Grandi Fiumi. Età del Bronzo, 5 , Rovigo 2003.
Museo dei Grandi Fiumi. Età del Ferro, 6 , Rovigo 2003.
Musei e raccolte archeologiche del Veneto , a cura di Di Mauro A., Dosson di Casier 2004, pp. 69-70.
Bonetto J., Veneto (Archeologia delle Regioni d’Italia), Roma 2009, pp. 379-382.


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